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Blatter, cinguettii e igieniste dentali

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È uno strano mondo quello della giustizia sportiva calendarizzata a favore dei campionati e non della verità. E il tycoon della FIFA lo sa bene. Benvenuti nel calcio parlato, twittato e perfino giocato…

Era dai tempi di Nicole Minetti in tribunale per il Ruby bis (quindi giorni fa…) che non ascoltavo o leggevo dichiarazioni fantasmagoriche come quelle di Andrea Masiello e di Sepp Blatter. Ovvero di uno squalificato nel calcio-scommesse e un presidente della Fifa, cioè lo svizzero super-tycoon della politica calcistica mondiale. Che cosa mi era rimasto impresso tra le affermazioni rese dall’incantevole igienista, tra le tante? Ma via, la nobiltà d’animo in cui l’etica incontrava l’estetica con lei che parlava ai giudici di “amore vero per Berlusconi”, nelle intercettazioni telefoniche accreditato invece di un “culo flaccido”. È vero, una cosa non esclude l’altra, specie di questi tempi… E che cosa ha appena detto in un’intervista (naturalmente “verità”, e in esclusiva) alla Gazzetta l’ex difensore del Bari precipitato negli Inferi della giustizia penale e sportiva? Che ne ha fatte di tutti i colori “ma l’autogol nel derby con il Lecce no, quello no”. Perché no? Ma perché “uno se deve fare un autogol mica fa questo cinema”, è alla lettera la sua ultima “deposizione” giornalistica. Ma allora perché ha detto invece agli inquirenti che l’aveva fatto apposta? Perché “forse per sfinimento, non ce la facevo più”.

Capita l’antifona? Del resto è uno strano mondo questo del pallone, della sua giustizia calendarizzata non a favore della verità, ma dello svolgimento dei campionati, con Palazzi il Procuratore Federale Ercolino sempre in piedi che adesso ha deferito Gillet e company, in attesa – pare – di farlo con Mauri e altri, tutta gente che ha giocato (incidendo, e alcuni parecchio) sull’esito dell’ultimo campionato. Dice: ma i tempi non lo permettevano. A no? Interessante: e la giustizia sportiva dei tempi di Calciopoli, del “presto e bene” di Borrelli, dove sono finiti? Quando l’ex carabiniere Auricchio, adesso nei guai a Napoli con i De Magistris brothers, indagava sul filone Moggi di buzzo buono e brogliacci selezionati? Adesso Palazzi si muove così, di estate in estate, mentre le Procure (in primis quella di Cremona, “un pozzo senza fondo”) ci dicono che le scommesse sono continuate malgrado ogni indagine, processo, condanna, inquinando il calcio dalle falde più profonde. Quali? Ehhh, ora tocca alle dichiarazioni del capataz Blatter, sulla cui attività di altissimo dirigente pallonaro, dal ’98 in cima al mondo con l’idea di restarci ancora, potete facilmente informarvi grazie, che so, a Google. Una cliccatina su “Blatter & scandali” per esempio ci racconta di tutte le polemiche che ne hanno alonato la carriera , fino ai Mondiali del 2022 in Qatar leggermente sospetti. E quindi con autentico godimento che ho letto di Blatter non tanto e non solo che “in Italia tifo Fiorentina”, Dio ce ne scampi, ma soprattutto “il vero motivo” per il quale a Berlino nel 2006 non premiò l’Italia campione del mondo. “Per evitare uno scandalo mondiale”, dice ora con maggiori particolari che in passato, “perché avrebbero fischiato”, e tutto ciò perché “venivo accusato di aver favorito il Sudafrica come paese ospitante dell’edizione del 2010”.

Nessuno che sia andato un pochino più a fondo, appunto nelle falde… Ma davvero non ha premiato per questo? E noi tutti a leggere o nel caso a seguire in tv queste “rivelazioni” (sempre “verità” e in esclusiva, of course…) abboccando senza curiosità e sempre senza la famosa “seconda domanda”, o terza, o quarta? Caro Blatter, prima o poi qualcuno ci dirà se c’è una “vera storia” di quell’Italia-Francia, con la stranezza della testata di Zidane, preceduta da curiose occhiate interrogative e gesti conseguenti nei confronti della panchina francese (riguardiamo il video insieme?): nell’attesa almeno – se è possibile – evitare le spiegazioni a presa per i fondelli. E questo è l’attuale calcio parlato.

Poi c’è quello “twittato”, grazie al quale si dipana in queste ore il calciomercato tra procuratori, clienti e club in Italia senza soldi, e per colpa del quale Balotelli ne scrive di tutti i colori (“non tifate per l’Italia” il tweet incriminato) e poi si pente ed è pronto alla prossima avventura di personaggio ormai costretto in uno scafandro di immagine a essere quello, e non soltanto il gran calciatore che grazie a madre natura è o sarebbe. Adesso è in Brasile con la Nazionale, per la Confederation Cup, nata una ventina d’anni fa per mietere denari in Arabia Saudita e poi nobilitata dalla Fifa fino a diventare competizione quadriennale dell’anno di vigilia dei Mondiali nella nazione che li ospita. Non mi pare che calcisticamente vincerla porti bene: serve piuttosto a testare gli impianti e il clima complessivo, e quindi stadi come nel caso il Maracanà dei sogni di noi ragazzi più che dimezzato nella capienza e forse trasformato in una bomboniera qualunque. L’Italia di Prandelli vista con la Cekia era poca cosa, stanca e demotivata. Un anno dai Mondiali è un lasso troppo breve e troppo lungo insieme: si deve avere un’identità di squadra ma le idee chiare per cambiarla.

Al momento non abbiamo abbastanza né dell’una né delle altre. Magari un ambiente tranquillo favorirà la crescita, ma – Zidane e Blatter a parte – l’Italia di Lippi in Germania era “made in casino”. Forse spiragli arrivano da Israele, dove l’Italia Under 21, negli Europei di un torneo chiamato così anche se mi pare che in massa abbiano più di 21 anni, sta facendo molto bene. L’ideale sarebbe che i Verratti, i Marrone, gli Insigne e i Gabbiadini mettessero quanto prima in crisi dubbiosa Prandelli: tengo i senatori o passo alle nuove leve? Ma per arrivarci non basta che i primi facciano male oppure non abbastanza bene, devono confermarsi i secondi. Chiediamo lumi a Blatter, magari è “informato sui fatti” di Brasile 2014 più di ogni altro…

(Oliviero Beha)


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